martedì 7 agosto 2012

Quando un mito muore

Caro diario,

Pensavo e ripensavo oggi alla notizia che ieri sera diedero al TG, e ai commenti fatti in seguito e ho capito che era giusto parlarne.

Tutti noi, da giovani ma anche crescendo, abbiamo avuto dei miti, dei bei esempi da seguire nel mondo dello sport, della musica o della tv..oppure del cinema. Quelle persone tanto lontane da noi ma anche vicine per il proprio modo di pensare o di essere. Quelle che ascoltavi e ti dicevi: "Quando sarò grande voglio essere come lui o lei..". Cantanti, attori oppure atleti ci hanno segnato, nel bene e nel male, la crescita, l'adolescenza, in una frase - ci hanno e ci accompagnano per tutta la vita.

Tanti di noi sono amanti dello sport, alcuni lo praticano, altri solo lo seguono. Tifiamo per le squadre preferite, per gli atleti migliori, li seguiamo - piano piano diventano miti da seguire e amare. Uno dei miti era anche lui, il giovane marciatore italiano, vincitore della medaglia d'oro a Pechino, Alex Schwazer. Quel ragazzo da sguardo limpido, con una faccia così buona e pulita, che vedevano spesso nella pubblicità di kinder pinguino, ha scelto la via più facile, una di quelle che bisogna evitare non percorrere. Un vero campione non lo fa, di solito, non usa certi metodi, non cade nel baratro per ottenere la vittoria. Ma l'ha fatto, all'ultimo controllo è risultato positivo al dopping, e ha dovuto abbandonare le Olimpiadi. La sua carriera finisce qui, lo ha ammesso lui stesso, cosciente d'aver sbagliato.

E' la colpa della società, che premia soltanto i vincitori e classifica perdenti quelli che non ottengono i risultati prefissati, quelli che poi, ad essere sinceri, non possono sempre dare il massimo. Uno per raggiungere obiettivi a volte è disposto a tutto. Alex ha sbagliato, sono cose che non si fanno nonostante uno possa trovarsi in un periodo difficile e lo vede come l'unica uscita possibile. Gli sbagli si pagano ma possono essere superati, perdonati, e soprattutto possono non ripetersi più. Lui è giovane, e se saprà, potrà uscirne.

Foto: Ansa

E' vero, è caduto un mito, di molti. Però quando un mito muore non bisogna sempre accanirsi, ma cercare di capire e se si può perdonare. E' umano saper andar oltre, avanti. Il mondo dello sport non è sempre bello, capitano anche cose negative, dalle quali però si può imparare qualcosa. E lui, Alex, credo che questa lezione non si scorderà mai. Quanto a noi, i miti sono e devono essere quelli che se lo meritano, belli fuori ma anche dentro, dai quali si può imparare. Ma sono umani anche loro, come noi d'altronde, e nessuno è perfetto.

Buonanotte, ovunque voi siate. 

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