giovedì 5 settembre 2013

Tredici anni in Italia: la prima volta a Gorizia

Caro diario,

Oggi è il 5 settembre. Esattamente tredici anni fa, a quest’ora, stavo a Gorizia, in un’aula grande del polo universitario goriziano dove si svolgeva l’esame d’ammissione al prestigioso SID (per chi non conoscesse, l’acronimo sta per Scienze Internazionali e Diplomatiche). Ero da poche ore arrivata in Italia e ancora frastornata, per non dire spaventata da quello che mi attendeva.

Prima di partire per l’Italia, non avevo saputo nulla riguardo all’esame che dovevo fare. Al centro culturale d’Italia, presso l’ambasciata, nessuno sapeva darmi le informazioni giuste. Mi sentivo come un gatto in un sacco appena messo in libertà, in una notte buia, che non sa cosa deve fare prima. Considerai quell’esame un vero salto in buio che dovevo, come meglio sapevo, superare. In treno, da Trento fino a Gorizia, conobbi un ragazzo che andava anche lui a fare il fatidico esame, che mi raccontò dell’esistenza delle tre prove di fuoco da superare.

L’una, l’esame di lingua inglese, era l’unica prova che mi dava un senso di calma. Se io, che venivo dal liceo linguistico non conoscessi le lingue straniere, era praticamente impossibile! Le altre due, l’esame scritto in cui c’era da scrivere un tema d’attualità, per di più in italiano, che avevo studiato per i miseri sei mesi, e il test orale di cultura generale, mi mettevano sicuramente d’ansia! Ero un po’ terrorizzata, lo ammetto.

Gorizia e famosa scritta Tito je naš

Eravamo suddivisi per gli esami in ordine alfabetico. Così io, con la lettera R, ero messa insieme a tutti coloro i cui cognomi iniziavano dalla lettera O, se non ricordo male. Non ricordo come era il tipo, forse era anche una donna, che scrisse sulla lavagna il titolo del tema da scrivere, “Tecniche della cooperazione dei paesi mediterranei”, qualcosa del genere. Ricordo il terrore che mi aveva assalito. Che ne so io, pensai, di queste cose qui. Perché non mi fanno fare un tema sulla letteratura italiana?, dissi tra me e me. Neanche oggi so cosa mi passava per la mente, mi misi a scrivere credendo di mettere insieme soltanto le frasi senza alcun senso.


Tra un esame e l’altro, mi si avvicinò una ragazza alta e bionda e mi si rivolse in lingua croata: “Scusami, tu sei da Belgrado?” No, risposi un po’ seccata, era tutto il giorno, dalla mattina in cui ero arrivata, che mi collocavano nella capitale serba nonostante venissi da un altro luogo. “Questi ignoranti conoscono soltanto Belgrado.” Sorrisi alla nuova amica. “Mi chiamo Denis, vengo da Pola. Sono istriana. E tu?” Ci stringessimo la mano. “Io sono Emina, vengo da Kraljevo. Sono serba, non farti ingannare dal nome.” Sorrise anche lei.

La prova dell’inglese era, come prevedevo, una passeggiata. C’era un semplice sommario da scrivere. Mi stupiva vedere alcune persone attorno a me che continuavano a scrivere e scrivere, come se invece di ridurre volessero ampliare il testo che ci avevano dato. Forse mi sopravvalutavo o semplicemente, era l’unica prova di cui fossi veramente certa da superare al meglio. L’esame orale fu bellissimo. Quando mi chiesero se avessi studiato l’inglese all’estero, mi fecero complimenti per la pronuncia, dissi con orgoglio tipico per le mie parti d’averlo studiato in Serbia ma che usavamo i libri da Oxford. Lo considerai l’unica vincita della giornata.

L’esame di cultura generale fu un vero interrogatorio sul paese dal quale venivo,  cosa pensavo di Milosevic, dell’elezioni serbe, chi avrei votato, cose di questo tipo. Alla mia nuova amica croata non andò meglio. “Non ci crederai cosa mi hanno chiesto! Come si sta nel suo paese dopo la morte del presidente!” Mi disse Denis durante la pausa. Si riferivano a Tudjman, “E tu cosa hai risposto?” Domandai. “Ho detto che si sta meglio.” Ridacchiò. Ridemmo entrambe. Trovavo la situazione in cui ci eravamo piuttosto bizzarra.

Dopo quell’esame, a mio avviso andato malissimo, in un momento di sconforto chiamai mio padre che allora stava ancora in Serbia. Gli dissi d’aver sicuramente fallito, ma per fortuna mi sbagliai. Stranamente avevano deciso di ammettermi. Il resto è la storia. Con Denis, nonostante non si fosse iscritta al SID, siamo rimaste amiche e lo siamo tutt’ora.

Gli anni a Gorizia furono intensi, belli. Non sono mancati i momenti tristi ma li ho ormai superati. Ho conosciuto tanta gente, trovato amici per tutta la vita. È vero, a volte mi chiedo se era la scelta giusta. Se al posto di quella facoltà ne avessi scelta un’altra, più adatta alle mie capacità, diciamo, creative. Ma forse, sicuramente, doveva andare così. Non rinnego nulla.

Buona giornata, mondo!


    

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...